martedì 23 ottobre 2012

La recensione: Harry e Tonto (1974)



Dopo “Cantando sotto la pioggia” ho visto un altro degli ultimi film acquistati: Harry e Tonto, pellicola del 1974 diretta da Paul Mazursky (primo suo film che vedo).
Come scritto in un post precedente la curiosità verso questo film derivava soprattutto dalla vittoria dell’Oscar al migliore attore protagonista del per me sconosciuto Art Carney in un’annata davvero notevole come quella del 1974. Gli altri nominati erano Albert Finney nei panni di Poirot in “Assassinio sull'Orient Express”, Dustin Hoffman nel biopic del comico americano Lenny Bruce “Lenny”, Jack Nicholson per “Chinatown” e Al Pacino per la seconda volta nel ruolo di Michael Corleone ne “Il Padrino parte II”.
A quanto pare, dopo varie ricerche, solo recentemente il film è stato distribuito in DVD anche in Italia, tra l’altro in un’edizione alquanto spartana: film, menù, selezione scene e selezione della lingua tra italiano e inglese... peccato però che non ci siano nemmeno i sottotitoli.

Il protagonista è l’Harry del titolo (Art Carney), un anziano vedovo di circa 70 anni che vive a New York in compagnia del suo gatto Tonto, da cui non si separa mai.
Il film è piuttosto semplice e lineare, e ci mostrail viaggio intrapreso da questo vecchio verso un luogo adatto a lui, in cui vivere i suoi ultimi anni.



*ATTENZIONE: Seguono vari spoiler e dettagli della trama, quindi nel caso doveste aver mai intenzione di recuperarlo, e se non avete già abbandonato la lettura fino a qui, magari evitate di leggere.

Si inizia con qualche sequenza della vita quotidiana di Harry, va a fare la spesa, viene scippato perché vive in un quartiere malfamato, si siede su una panchina a parlare con uno dei suoi pochi amici, un vecchio di origini russe/polacche.
Ad innescare gli eventi arriva lo sfratto nei confronti di Harry che deve abbandonare il suo vecchio appartamento che deve essere abbattuto. Per un po’ va a vivere con uno dei suoi figli alla periferia di New York, dove lega in particolare con uno dei nipoti, un ragazzone che ha fatto voto di silenzio e comunica con un blocco note perché sta seguendo una sorta di stile di vita a base di filosofie orientali, alimentazione macrobiotica e uso di droghe (allegramente nominati spinelli, metadone e LSD). 

Si nota?
Tanto per gradire l'altro fratello racconta senza problemi a tavola coi genitori di quanta cocaina tiri su per il naso.
E già qui, se non lo si sapesse, si capisce che si sta guardando un tipico film americano degli anni ’70… con questa storia da road movie, con personaggi vagabondi alla ricerca di qualcosa. Per il discorso della scoperta delle filosofie orientali/zen/meditazione/ecc. mi viene in mente “L’ultima corveé” uscito l’anno precedente. Tra l’altro il personaggio del ragazzo muto per scelta lo si ritroverà anni dopo in un altro film “on the road”, il recente "Little Miss Sunshine".
Ovviamente il vecchio Harry resisterà poco con la famiglia che lo ospita, lui e Tonto hanno bisogno dei loro spazi e della loro libertà.
Riassumo il più stringatamente possibile quanto si vedrà nel proseguo del film: Harry decide di andare a trovare la figlia a Chicago, non sale in aereo perché gli fanno storie per portare il gatto, prende l’autobus, ma desiste dopo poco sempre a causa del felino, compra una macchina usata ed avendo la patente scaduta da una decina d'anni abbondanti raccatta due autostoppisti (un ragazzo-predicatore che recita a memoria la Bibbia e una ragazza 15-16-17enne letteralmente scappata di casa) e li fa guidare. Liberatisi del ragazzo e dopo un commovente discorso in un motel Harry e la ragazza fanno una deviazione per andare a trovare il primo amore del protagonista, poi arrivano finalmente a Chicago dove Harry parla per un po’ con la figlia/Ellen Burstyn e ritrova il nipote che evidentemente si era rotto del suo silenzio e si è rimesso a parlare. Lui, il nipote e la ragazza si rimettono in viaggio verso Ovest fino a quando si separano e il vecchio lascia l’auto ai due giovani che se ne vanno in Colorado in una comune. Lui si mette a fare l’autostop, lo prende su un commesso viaggiatore che gli fa un massaggio, gli da consigli per prepararsi intrugli afrodisiaci e nel mentre gli rifila un frullatore. 

Poi sale sull’auto di una giovane e bella ragazza, qui la scena è fantastica:
Ragazza: Perché mi guardi?
Harry: Sei molto carina.
Ragazza: Devo esserlo.
Harry: Per il pubblico?
Ragazza: Esatto.
Harry: Attrice?
Ragazza: Puttana!
Harry: …. 
"Sono già tutta eccitata"... sì dice proprio così
La conversazione va avanti ancora un po’ e alla fine lei esce bruscamente dalla strada, parcheggia su una collinetta in mezzo al deserto e il resto è lasciato all’immaginazione. Ebbravo il vecchietto.
Harry (e Tonto) viene lasciato dalla tipa a Las Vegas, si fa un giro in un casinò e poi viene arrestato per aver pisciato sul marciapiede, in cella fa la conoscenza con una specie di stregone indiano a cui regala il suo frullatore a seguito di una discussione alquanto stramba. Finalmente arriva a Los Angeles dove si incontra col terzo figlio, un donnaiolo a cui piace la bella vita ma che è palesemente al verde. Anche qui Harry non si trova a suo agio, ancora non ha trovato la sua dimensione. Quindi si prende una casa da solo, passa le sue giornate vicino alla spiaggia parlando con la gente e giocando a scacchi e poi…

*OK SE VOLETE QUI FINISCE LA PARTE SPOILEROSA

Francamente il film in sé non è nulla di eccezionale. C’è giusto il viaggio di questo vecchio che incontra personaggi particolari lungo il suo viaggio e ricorda il passato, un po’ come “Una storia vera” di Lynch 25 anni prima, ma meno interessante. Ha come detto alcune caratteristiche di un certo cinema americano 70s come “Harold e Maude”, “Una calibro 20 per lo specialista”, “Lo spaventapasseri”, ecc…
La regia e il comparto tecnico sono funzionali ma non da ricordare. La sceneggiatura è buona abbastanza da rendere comunque interessante la storia.
Ma di fatto l’unico vero motivo per cui il film merita almeno una visione è proprio Art Carney, effettivamente molto bravo. Si tratta di un’interpretazione misurata, che spazia dai momenti più leggeri quasi da commedia ad altri più seri (il confronto coi figli, i discorsi sul passato e sull’amore) e in ogni occasione l’attore è perfetto ed estremamente espressivo anche quando deve affidarsi solo al volto.
Anche in questo caso si possono ritrovare similitudini con l’interpretazione del protagonista di “Una storia vera”, Richard Farnsworth, se si esclude il fatto che Carney interpretava un ultra settantenne pur avendo all’epoca 54-55 anni.
Ah magari una visione potreste dargliela anche se vi piacciono i gatti o ne possedete uno, dato il forte legame tra Harry e Tonto.

:3

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