mercoledì 6 gennaio 2016

Top 10: Film del 2015


Con l'inizio del nuovo anno si è soliti fare un bilancio dell'annata appena terminata, in alcuni casi cercando di stilare delle classifiche del meglio, o del peggio, che ha offerto.
Ho pensato di farlo, oggi, per i miei 10 film preferiti del 2015.
Ho preso in considerazione solo film prodotti nel 2015, quindi non ci saranno titoli di anni passati arrivati in Italia l'anno scorso (da qui l'assenza ad esempio di Birdman, Whiplash, ecc).
Mancheranno poi titoli attesi o già acclamati dalla critica che da noi arriveranno solo quest'anno.

Per l'ultimo posto disponibile della Top 10 abbiamo:


10 - Un disastro di ragazza

Come si noterà guardando il resto della classifica ho lasciato fuori un po' di blockbusteroni e sequel, preferendo quest'ultima commedia targata Judd Apatow.
Che ci posso fare? Ho visto tutti i suoi 4  film precedenti e, a livelli diversi, mi hanno divertito tutti. Questo non è il migliore che abbia fatto ma ha dei bei momenti... e guadagna qualche punto per i riferimenti all'NBA e per la presenza di LeBron James.
Indubbiamente il punto di forza è la protagonista, nonché sceneggiatrice, Amy Schumer con un personaggio divertente, sboccatissimo e diverso dal solito per una "commedia romantica".




9 - Circle

Nome dell'ultimo momento. Visto in lingua originale su Netflix durante il periodo natalizio, questo film indipendente americano dimostra come basti una buona idea e pochi mezzi per creare qualcosa di interessante.
Senza nessuna spiegazione lo spettatore si ritrova all'interno di quella che sarà la location principale del film: uno spazio scuro con uno strano macchinario nel mezzo e intorno, in cerchio, alcune figure luminose e 50 persone.
Assieme a loro scopriremo le "regole" di questo strano gioco al massacro nel quale sono coinvolti. Non sappiamo praticamente nulla di quello che sta accadendo, proprio come i personaggi: Chi sono? Dove si trovano? Cosa ci fanno lì? Perché muoiono uno ad uno? Sopravviverà qualcuno?
Un lodevole lavoro da parte dei due registi/sceneggiatori, che in meno di un'ora e mezza riescono a mettere in mezzo, in maniera sbrigativa ovviamente ma non per questo meno dura, parecchie questioni morali ed etiche senza intaccare la tensione costante della vicenda.
Una vera sorpresa, che magari non resterà nella storia ma meriterebbe almeno una visione.



8 - Quel fantastico peggior anno della mia vita

Nei cinema italiani dovrebbe essere arrivato, presumibilmente in un numero esiguo di sale. Personalmente l'ho visto, anche questo, in lingua inglese in streaming.
Il titolo originale è "Me & Earl & the Dying Girl" e si tratta della seconda pellicola del regista Alfonso Gomez-Rejon, una comedy-drama vincitrice del premio della giuria al Sundance Festival dello scorso anno.
Potremmo etichettarla sotto la categoria "Commedia indie by Fox Searchlight". 
Il Me protagonista è un ragazzo del liceo con evidenti problemi relazionali nella classica cittadina americana. Da anni uno dei suoi hobby è creare, assieme all'amico di infanzia Earl, piccoli film amatoriali parodia di classici del cinema. A sconvolgere il suo volutamente quieto vivere la scoperta che una sua vecchia amica ha la leucemia (la Dying Girl del titolo).
La trama non è nulla di nuovo o accattivante, ma è il modo in cui la storia è raccontata e soprattutto la particolare messa in scena, sia nella scenografia che nella fotografia, a rendere il film piacevole. Al resto ci pensano i rapporti tra i giovani protagonisti e le loro emozioni.



7 - Beasts Of No Nation

E' primo lungometraggio distribuito da Netflix, che dopo la presentazione ai Festival di Venezia  e Toronto l'ha lanciato contemporaneamente in alcuni cinema americani e sulla sua piattaforma streaming in tutto il mondo, Italia compresa. E proprio su Netflix l'ho visto qualche settimana fa.
Basato sull'omonimo romanzo il film narra la vicenda del giovanissimo Agu in un imprecisato luogo dell'Africa occidentale, dalla vita in povertà con la famiglia fino a diventare un bambino soldato con le relative conseguenze.
Diretto da Cary Fukunaga, di cui avevo già visto Jane Eyre (2011) e la prima stagione della serie TV True Detective, Beasts of No Nation non è un film perfetto, forse un po' troppo tirato per le lunghe in alcuni punti e non sempre tiene alta l'attenzione. 
Però riesce a colpire allo stomaco lo spettatore con scene dure quanto realistiche. E' girato benissimo, con alcune scene dal notevole impatto, il giovane Abraham Attah è un protagonista convincente (anche se il doppiaggio, specie nella voce narrante, è a tratti fastidioso) e poi c'è il Comandante interpretato da un bravissimo Idris Elba, che potrebbe essere in aria di nomination all'Oscar come attore non protagonista. Non fossero bastati The Wire o Luther a dimostrarne il talento.
Beh se avete un abbonamento Netflix concedergli una visione non vi costa nulla.


6 - Ex Machina

Release della prima metà 2015. Probabilmente l'esordio registico dell'anno quello di Alex Garland, che mi piace ricordare per la sceneggiatura di quel gioiellino del 2010 che è Non Lasciarmi.
Film fantascientifico dal passo leggero, dalla storia semplice e privo di effetti speciali fracassoni, con uno script intelligente e 3 attori in gran forma... e che a quanto pare ultimamente sono un po' ovunque.
La coppia maschile protagonista è formata dal rosso Domhnall Gleeson (già negli sci-fi sui generis Non Lasciarmi e Questione di tempo) nella parte di un programmatore presso la società dell'amministratore delegato con cui dovrà vivere per una settimana, uno scorbutico e geniale Oscar Isaac (lanciato definitivamente con A proposito di Davis dei Coen).
Il programmatore dovrà interagire con l'ultima creazione del suo capo: Ava, un'androide dalla sviluppata intelligenza artificiale, cui presta il volto un'ottima Alicia Vikander.
Per l'attrice svedese il 2015 pare l'anno della svolta, con questo film per cui è anche stata nominata ai Golden Globe e il ruolo in The Danish Girl al fianco di Eddie Redmayne.
Il cuore della pellicola sono ovviamente i colloqui tra il programmatore e Ava, volti a capire se l'androide possa essere considerato come un essere umano. Un tema caro alla fantascienza e che un po' richiama al rapporto tra Deckard e Rachael in Blade Runner.
Il film è narrato con calma ma anche con la giusta dose di tensione ed inquietudine, pone dubbi allo spettatore anche su temi più attuali di quello centrale e non ha paura di prendersi i suoi rischi soprattutto con un finale che potrebbe far storcere il naso a molti.



5 - Il ponte delle spie

A essere sincero il trailer non mi ispirava particolarmente per andare a vederlo. Ma è pur sempre un film di Spielberg, quindi alla fine ero in sala.
Diciamolo subito: non è tra i suoi migliori film, gli ho preferito il precedente Lincoln e non si avvicina al suo ultimo capolavoro ormai risalente al 2005, Munich, ma è comunque meglio di War Horse o del quarto Indiana Jones.
Ambientato tra gli anni 50 e 60, in piena Guerra Fredda, il film ispirato a fatti storici ha come protagonista un Tom Hanks alle prese con la difesa legale di una spia sovietica catturata negli Stati Uniti e successivamente dovrà negoziare la liberazione di un pilota americano finito nelle mani dei sovietici.
Anche il film può essere diviso idealmente in queste due fasi della vicenda, la prima è forse quella più interessante. Spielberg ci mostra il contesto in cui viveva la società americana, calca un po' la mano sull'idealismo del protagonista e la sua visione del diritto, riuscendo però ad attualizzare il tutto ai giorni nostri... anche se mi ha dato l'impressione di grattare solo in superficie un argomento interessante. Questa prima parte può poi avvalersi dello spazio riservato all'attore Mark Rylance (la spia sovietica Rudolf Abel), a mani basse il migliore del cast con la sua performance compassata e piena di umanità.
La seconda parte del film ambientata a Berlino Est si incentra sulle negoziazioni del protagonista su più fronti; il ritmo e l'attenzione tengono, ma manca un po' di quel mordente che l'avrebbe resa più coinvolgente. In questo caso il peso ricade quasi completamente sulle spalle di Hanks, che fa il suo compito ma non offre nulla di più nella sua interpretazione.
Nel complesso è un buon film che Spielberg e i suoi collaboratori confezionano al solito alla perfezione, dal montaggio alla sempre ottima fotografia di Kaminski.



4 - Sopravvissuto - The Martian

Dopo la delusione Prometheus mi ero perso i due film successivi di Ridley Scott, The Counselor ed Exodus che non sono stati esattamente dei successi di critica.
Il suo ultimo progetto, tratto dal romanzo L'uomo di Marte, però pareva interessante.
Mi sarei trovato di fronte a un film di fantascienza del creatore di Alien/Blade Runner o di Prometheus ? Qualitativamente non si raggiunge il livello dei due capisaldi della sua filmografia, ci mancherebbe, ma siamo ben distanti anche dal film del 2012.
The Martian come genere si discosta però parecchio dai tre titoli, avvicinandosi più al recente Gravity di Alfonso Cuaron, con richiami ad Apollo 13. Certo, il film è ambientato in un futuro in cui l'uomo è arrivato su Marte con una missione di astronauti, ma pur con qualche esagerazione per me perdonabile non è difficile immaginarlo come un futuro possibile e prossimo... d'altronde c'è stata gente convinta che fosse tratto da una storia vera...
Matt Damon è particolarmente convincente nel ruolo dell'astronauta rimasto solo sul Pianeta Rosso ed è adatto al tono non troppo serio che si è scelto di dare sia al personaggio che ad alcuni punti del film stesso. Bravo poi tutto il resto del cast, sia i compagni di missione (non molto spazio per loro in realtà) che il personale della NASA sulla Terra.
E' stata una visione che mi ha davvero preso, Scott fa girare tutto a dovere nel suo film, è visivamente riuscito, sa far inaspettatamente ridere, sa essere drammatico ed avvincente.


3 - Star Wars: Il risveglio della Forza

J.J. Abrams arriva nelle sale italiane il 16 Dicembre con il film più atteso dell'anno, il settimo capitolo di Star Wars, il primo della nuova trilogia sequel a ormai dieci anni da La vendetta dei Sith.
Biglietti presi per il day one, proiezione in 3D, sala IMAX, compagnia fidata, tanto hype.... e quel timore che possa rivelarsi un brutto film. Ci sono certi che non hanno mai superato gli anni sessanta, o la guerra, altri non hanno mai veramente superato Episodio I (semi-cit.)
Una volta seduti però, quando i titoli iniziali scorrono verso l'alto, non si può evitare di tornare un po' bambini.
Nei giorni successivi ho letto un sacco di commenti, recensioni e teorie sul film, c'è a chi è piaciuto e chi l'ha definito il peggior film dei 7. Non mi metterò a parlare della trama o altro, ma ad oggi dopo due visioni il mio parere è rimasto grossomodo lo stesso che avevo a caldo uscito dal cinema: bello, gasante, si respira l'aria di Star Wars.
Abrams ha evidentemente strizzato entrambi gli occhi ai vecchi fan della saga percorrendo strade già tracciate da Lucas con il primo film del '77, con tratti della trama ricalcati pesantemente, ma prendendosi anche qualche rischio.
Cosa mi è piaciuto per metterlo sul terzo gradino del podio: in primis mi ha fatto riassaporare quella magia che i prequel avevano perso, salvo per alcuni bei momenti di Ep. III. Mi ha divertito nelle scene in cui doveva. A parte degli ovvi attimi di calma il film non allenta mai la corda mettendo in fila momenti concitati uno dopo l'altro. Fa piacere rivedere le vecchie glorie in particolar modo Ford/Han Solo a cui è stato dato largo spazio, d'altro canto i nuovi personaggi sono stati tutti convincenti... Rey è un personaggio femminile forte e ben riuscito (poi cosa non è carina Daisy Ridley?), Finn è stato una sorpresa ed è spassoso, Poe (toh ancora Oscar Isaac!) credevo avesse più minutaggio ma confido nel prosieguo della trilogia perché già si è rivelato cazzuto e guascone, il nuovo droide BB-8 è adorabile e regala uno dei momenti più LOL del film... Kylo Ren è stato forse il meno apprezzato dei personaggi principali, a giudicare dai commenti, ma a me è piaciuto che, per ovvie ragioni, si sia scelto volutamente di non creare un nuovo Darth Vader ma un villain in divenire e con maggiori margini di crescita.
Visivamente è un gran bel vedere, dai paesaggi alle scenografie fino agli incredibili effetti speciali. La musica di cui molti si sono lamentati l'ho trovata tutt'altro che "assente"... ma è ovviamente inutile aspettarsi che John Williams possa replicare la grandiosità che ha creato per i primi film, dopo 40 anni e decine di colonne sonore alle spalle.
Non per ultimo aggiungerei anche il fatto che il film ci ha fatto parlare e discutere per giorni, sui futuri sviluppi, sul suo posto all'interno della saga, ecc.
Insomma un capitolo che a mio parere non sfigura affatto con i suoi nobili predecessori.


2 - Inside Out

Inside Out è il primo dei due film Pixar usciti nel 2015, il secondo è Il viaggio di Arlo che invece non ho visto.
Era da cinque anni, quando uscì il giustamente acclamato Toy Story 3, che la Pixar non riusciva a convincermi del tutto con i suoi film... Cars 2 dimostrava che non tutti i sequel possono uscire ottimi come quelli di Toy Story, soprattutto se la base di partenza è il peggior film che lo studio aveva fatto fino a quel momento. Ribelle - The Brave era come sempre tecnicamente notevole, ma a parte per la riuscita protagonista mi ha dato la sensazione di occasione mancata. Con Monster University si è tornati sul sicuro, con personaggi già conosciuti e di sicuro successo, un buon film con buone idee che però manca di quel qualcosa in più che ci si aspetterebbe da loro.
Sì perché dopo aver sfornato alcuni capolavori dell'animazione americana degli ultimi 20 anni le aspettative nei confronti delle produzioni Pixar sono ormai sempre elevate... e Inside Out ci ricorda il perché.
L'idea di rappresentare quello che accade all'interno della mente umana in forma "umanoide" di per se non è un'idea originale, ma il modo in cui viene fatto è sorprendente. Le trovate visive sono a tratti geniali così come la maniera di mostrarci concetti astratti del pensiero e dei ricordi.
Il film, essendo sostanzialmente una commedia, poi fa fortunatamente ridere: lo fa con scene in puro stile slapstick o con battute semplici, apprezzabili anche dai bambini, ma ti fa anche ghignare per sottigliezze meno immediate che i più grandi possono cogliere.
Dove però il film secondo me raggiunge i massimi livelli è sul piano emotivo, capace di far riflettere in particolare sulla connessione tra gioia e tristezza nella nostra vita e che viene mostrata verso la fine del film. E poi ditemi se non vi è venuto il magone in quella scena?
Pixar osa con un film per tutte le età, ma pienamente assimilabile per chi è già cresciutello, e ne esce fuori uno dei migliori titoli dell'anno e della loro filmografia. Scelte coraggiose che mi hanno fatto propendere per metterlo di poco avanti a Episodio VII.



1 - Mad Max: Fury Road

Avete presente quando vedete un film per cui avete scarse aspettative, ma alla fine rimanete piacevolmente soddisfatti?
Non è il caso di Mad Max: Fury Road. Le aspettative in realtà basse lo erano davvero, sapevo che al cinema c'era questo film di George Miller, un sequel (beh più una rivisitazione in realtà) dei 3 precedenti Mad Max sempre diretti da lui a cavallo tra gli anni 70 e 80, con Mel Gibson protagonista e che io non avevo mai visto.
Complice l'uscita ne approfitto per recuperarmi i primi due capitoli: il primo non mi ha detto molto, è un film carino, con delle sue idee e che si vede essere stato girato nel 1979 con due soldi. Il secondo invece è ambientato in un futuro postatomico alla Ken il guerriero ante litteram ed è molto più figo, con un protagonista carismatico e delle scene d'azione validissime. Beh alla fine decido di vedermelo, questo Fury Road.
Avete presente quando vedete un film per cui avete scarse aspettative, ma alla fine uscite dal cinema e siete ancora euforici e pensate "Ma quanto è stato gasante!" e vi è difficile parlare con quelli con cui siete andati a vederlo senza infilare "figata" in ogni frase e anche a oltre 6 mesi di distanza quando ci pensate non riuscite a fare a meno di ricordarvi che film adrenalitico sia?
Ecco, forse questo è Mad Max: Fury Road.
Ancora prima che appaia il titolo del film vediamo il protagonista Max e subito dopo già il piede è pigiato sull'acceleratore.
La trama è semplicissima, priva di qualsivoglia spiegone inutile e quasi pretestuosa per mostrare alcune delle sequenze d'azione migliori degli ultimi anni, oltretutto con una componente di effetti speciali ridotta all'osso.
Lunghe sequenze di inseguimento tra autoveicoli lanciati nel deserto, esplosioni, sparatorie, catene, polvere, sangue e anche tempeste.
E' quasi inutile cercare di spiegarlo a parole perché semplicemente è un film che va visto, perché la sua potenza risiede nelle immagini (alcune scene sono da gustare con gli occhi), nei suoni (quel-fottuto-chitarrista-lancia-fiamme-!), nel montaggio per una volta non super-frenetico e nei volti degli attori.
Giusto una considerazione su di loro. Tom Hardy, ottimo attore, parla pochissimo, non ha magari il carisma intrinseco del Max di Gibson, ma fa il suo sporco lavoro. Le "spose", Nux e il cattivone Immortan Joe non devono fare chissà cosa e sono personaggi riusciti nella loro semplicità.
Charlize Theron, con la sua Imperatrice Furiosa, invece è probabilmente il personaggio femminile dell'anno. Che con il solo sguardo e poche parole riesce a trasmettere tutto quello che serve trasmettere; un'interpretazione fisica come poche e che mostra quanto la Theron sia una brava attrice, oltre che una bella donna, pure coi capelli rasati e la faccia sporca d'olio.
Non un brutto risultato per George Miller, un settantenne che dopo Babe va in città ed Happy Feet fa vedere a tutti come si realizza il film d'azione e non dell'anno, che ha ottenuto ottimi giudizi critici e che con mia sorpresa sta anche raccogliendo nomination ai vari premi annuali... vedremo se arriveranno anche nomination ai prossimi Oscar.
Game, set e match per Mad Max: Fury Road, il mio film preferito del 2015 visto nel 2015.

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