giovedì 8 novembre 2012

Un polpo alla gola


Questa mattina, quando mi sono svegliato, ho allungato il braccio verso la sveglia sul comodino. Le 8:38! La sveglia, che avrebbe dovuto suonare alle 8, ieri sera mi sono dimenticato di metterla. Oltretutto avevo ancora un gran sonno.
Flashback.
Ieri sera ero nella mia camera d’albergo, intento a guardicchiare la partita della Juventus (sebbene fossi tornato da cena per l’inizio del secondo tempo con il punteggio già sul 3-0), cazzeggiare su internet e in chat e preparare il post precedente qui sul blog.
Una volta finito ecco la grande idea di cui poi pentirsi: visto che me lo sono portato dietro da casa, diamocela una sfogliata a quel “Un polpo alla gola” (fumettone di una centottantina di pagine) di Zerocalcare per cui mi sono fatto un’ora di fila a Lucca. Così eh. Giusto per leggermi qualche paginetta prima di andare a dormire perché ormai ho imparato dall’errore fatto con il suo primo fumetto, “La profezia dell’armadillo”, che avevo terminato in circa una giornata.



Così mi metto all’opera, a letto sotto le coperte e con il volume in mano. Con “volume” intendo il volume, niente doppi sensi, vi conosco bene piccoli malpensanti.
Le prime pagine volano via veloci, presentandoci il protagonista: lo Zerocalcare del 1990 impegnato con i problemi che può avere un bimbo che va alle elementari. Giusto un po’ più paranoico.
Se c’è una cosa che mi è sempre piaciuta fin da quando ho iniziato a leggere il suo blog è il “… avrà l’aspetto di…” con cui Zerocalcare mette su carta i vari aspetti della propria personalità sotto forma di personaggi dell’immaginario collettivo, e in “Un polpo” ce n’è per tutti: David Gnomo, Ken il guerriero, Lord Fener (ahah), He-Man, i tre porcellini e via di seguito riescono anche a non far rimpiangere l’assenza dell’amico Armadillo. Già questo è un tocco di ingegno che crea situazioni divertenti… cioè… almeno io personalmente non credo di aver mai immaginato la mia parte razionale come un personaggio di finzione della mia infanzia.


La lettura scorre a tratti a causa delle pause obbligate per mettermi una mano sulla bocca onde evitare di svegliare qualcuno a mezzanotte con una risata, e sì che la storia fin qui non sarebbe nulla di così accattivante visto che stiamo pur sempre parlando delle giornate di alcuni bambini a scuola.
Uno dei momenti più interessanti, belli, divertenti di questa prima parte è probabilmente la lotta interna di Zerocalcare sul dire o meno la verità. La più classica delle lotte fra Bene e Male da cui scaturirà quello che è il titolo del fumetto. Un polpo alla gola, niente più che quel peso che chiunque prima o poi si è portato dietro per qualsivoglia motivo con conseguenti reazioni ansiogene.
Il polpo alla gola per una bugia detta che potrebbe essere scoperta, il polpo alla gola di essere beccati con in tasca il giocattolo fottuto a un altro bambino, il polpo alla gola di fronte a una ragazza di cui siete cotti come una bistecca ai ferri ma a cui non siete mai riusciti a dire una frase di senso compiuto. Insomma ci siamo capiti.
E poi BAM veniamo catapultati avanti di qualche anno con Zerocalcare adolescente in cerca di figure di riferimento e alle prese con una prova iniziatica all’età adulta. La scuola è sempre quella, i compagni cresciuti gli stessi e anche il polpo è sempre lì con i suoi tentacoli a rendere affannoso il respiro.


Oh si è fatta una certa ora, mezzanotte passata da un pezzo e a giudicare dal profilo del volume tenuto aperto a mezz’aria le pagine da leggere sono alla pari con quelle già lette.
Il mio buon senso, che giusto per l’occasione ha assunto le fattezze di Ian Malcolm (il “caos-ologo” di Jurassic Park interpretato da Jeff Goldblum), mi dice che sarebbe una buona idea riporlo sul comodino e mettermi a dormire. Ma poi come era logico aspettarsi il buon senso prende un bengala in mano e decide di farsi inseguire da un T-Rex lasciandomi proseguire la lettura. Mannaggia a te Jeff Goldblum.
Nella parte finale di “Un polpo” abbiamo un ulteriore salto in avanti temporale che ci porta dallo Zerocalcare 28enne, tranquillo sul suo divano… almeno fino a quando Secco, la spalla perfetta della storia fin dai primi momenti, non li riporta entrambi sul viale dei ricordi (evito quanto possibile di spoilerare).
Nell’atto conclusivo si tirano le somme di quanto abbiamo visto prima, vengono ripresi i punti in sospeso e molti nodi vengono al pettino come nei migliori thriller, tutto con la solita comicità che a volte fa sorridere e altre ti fa partire la risata sguaiata (Il bestiometro. O "mica ho giurato fedeltà alla fica")
Tutto molto bello e quel che vuoi, ma quell’ultima decina di pagine… beh mi ha lasciato spiazzato. Come una bastonata di tristezza che ti tramortisce. Colpo assestato.
Nella camera d’albergo è l’una e mezza passata e terminata, divorata, la lettura posso mettermi a dormire.
Appoggio il fumetto sul comodino, mi tolgo gli occhiali, spengo la luce e mi avvolgo nelle coperte… senza mettere la sveglia.


Balzano subito all'evidenza due cose.
La prima è che dell’ “”errore”” precedente non ho imparato proprio un cazzo, anzi stavolta ci ho messo poche ore per finire di leggere tutto, e come dicevo è una cosa che un po’ mi infastidisce... perché ne vorrei ancora.
La seconda è che mi è piaciuto, mi ha tenuto incollato alle pagine per sapere come sarebbe finita la storia.
Complimenti Zerocalcare.
Non saprei dire se “Un polpo alla gola” sia più bello de “La profezia dell’armadillo”… entrambi mi sono piaciuti molto, entrambi sono sostanzialmente delle storie autobiografiche con alcuni punti in cui può essere facile immedesimarsi e il tipo di umorismo è quello. “Un polpo” ha una storia più compatta e continua, per certi versi più maturo nella forma, dove invece “La profezia” come avevo già scritto è composto da tante storie brevi, alcune autoconclusive e altre che sono tasselli del mosaico che forma la storia principale.
Entrambi fanno ridere ma sono capaci di mettere addosso un pizzico di malinconia.
Forse (forse) ho preferito leggermente la sua opera prima, per il semplice fatto di essere meno personale rispetto al secondo e di prendere elementi divertenti da situazioni più eterogenee.
Io, nel dubbio, ve li consiglio tutti e due.

Una piccola considerazione. In una vignetta di “Un polpo alla gola” che mostra lo Zerocalcare bimbo durante una lezione in classe si può leggere in un balloon la maestra che cita Pinocchio come romanzo di formazione. Che sia una coincidenza per riferirsi a quello che vuol essere il fumetto stesso? Noi di Voyager pensiamo di no.


3 commenti:

  1. Noi di Voyager pensiamo sia ora di acquistare i volumi di Zerocalcare. Grazie, come sempre, della simpatica lettura! :)

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  2. E' un piacere :D
    Se non l'hai già fatto magari datti una lettura al suo blog, per vedere se ti garba come stile.

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  3. Ho appena finito la profezia e non c'è che dire è sicuramente una di quelle letture estremamente avvincenti. Ora attendo lo scambio di prigionieri con mio cugino per passare al polpo.
    Sicuramente c'è ben più che un velo di triste malinconia ancora di più rafforzata dal fatto che il contesto sia molto divertente ... effettivamente queste sono i tipi di storie che ami di più.

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